mercoledì 27 gennaio 2010

dall'Egitto ho chiamato mio figlio


27 gennaio. Il ricordo dell'Olocausto di milioni di Ebrei si fa più pesante ... il fatto è che vorremmo ricordare per non ripetere certe esperienze orribili, invece esse hanno continuato a ferire l'umanità e continuano ancora oggi, in molte parti del mondo, senza che noi lo sappiamo, perché quello che non appare sulla scatola magica non esiste ...
Giusto ieri sera mi è capitato di guardare una vecchia intervista a Tiziano Terzani sulle violenze incredibili perpetrate dai Khmer Rossi sulla popolazione cambogiana. Racconti ed immagini agghiaccianti ...
Ma conoscere, denunciare, ricordare l'orrore, il dolore, senza cadere nella cieca disperazione ma per cambiare, per costruire è possibile solo nutrendo una speranza vera per l'uomo e la fiducia nell'amore disinteressato che giorno dopo giorno fa camminare questo confuso piccolo pianeta.
Allora proviamo a ritrovare speranza e fiducia condividendo delle immagini che sono tra le più belle della Bibbia. Non è possibile leggerle senza commuoversi (da madre ritrovo tutti i gesti che quotidianamente compio verso mia figlia) ... non è possibile leggerle senza avvertire l'acuto dolore per l'allontanamento da questo Padre. Poi, assaporando ogni parola, un'infinita nostalgia e la forza irresistibile del richiamo e il desiderio di rispondere, da figlio ... da Uomo.

Osea 11

Quando Israele era giovinetto,
io l'ho amato
e dall'Egitto ho chiamato mio figlio.
Ma più li chiamavo,
più si allontanavano da me;
immolavano vittime ai Baal,
agli idoli bruciavano incensi.
Ad Efraim io insegnavo a camminare
tenendolo per mano,
ma essi non compresero
che avevo cura di loro.
Io li traevo con legami di bontà,
con vincoli d'amore;
ero per loro
come chi solleva un bimbo alla sua guancia;
mi chinavo su di lui
per dargli da mangiare.
Ritornerà al paese d'Egitto,
Assur sarà il suo re,
perchè non hanno voluto convertirsi.
La spada farà strage nelle loro città,
sterminerà i loro figli,
demolirà le loro fortezze.
Il mio popolo è duro a convertirsi:
chiamato a guardare in alto
nessuno sa sollevare lo sguardo.
Come potrei abbandonarti, Efraim,
come consegnarti ad altri, Israele?
Come potrei trattarti al pari di Admà,
ridurti allo stato di Zeboìm?
Il mio cuore si commuove dentro di me,
il mio intimo freme di compassione.
Non darò sfogo all'ardore della mia ira,
non tornerò a distruggere Efraim,
perchè sono Dio e non uomo;
sono il Santo in mezzo a te
e non verrò nella mia ira.
Seguiranno il Signore
ed egli ruggirà come un leone:
quando ruggirà, accorreranno
i suoi figli dall'occidente,
accorreranno come uccelli dall'Egitto,
come colombe dall'Assiria
e li farò abitare nelle loro case.
Oracolo del Signore.