lunedì 11 ottobre 2010

uomini santi o "comunità sante"?



Studiando perché la Chiesa è definita "santa" e riflettendo sulla relatà ecclesiale mi veniva un pensiero un pò fantasioso: immaginavo una giornata speciale in Vaticano, p.zza San Pietro gremita di gente, giornalisti assiepati e tonache fruscianti, chitarre, cori e incensi ... giornata di canonizzazione, un Papa che solennemente proclama santa ... una comunità! L'immagine mi ha fatto sorridere (tra l'altro mi chiedo se dobbiamo cercare la santità solo nelle canonizzazioni) ma mi è sembrata anche bella. Infondo quante volte ci è capitato di sentire nella comuntà e grazie alla comunità la presenza di Cristo? "Quando due o tre saranno riuniti nel mio nome io sarò in mezzo a loro" ... quante volte lo abbiamo detto o ascoltato? Eppure ciascuno si concentra sul "farsi santo" e la comunità diventa al massimo il "luogo" in cui operare questa ricerca personale, a volte e certo senza volerlo strumentalizzando gli altri ... A me è capitato più volte di sentire il Signore vicino in situazioni di solitudine, ma se ci penso, in diversi modi, gli altri erano presenti, nella proposta fattami di cercare Dio, nella preghiera, nel desiderio urgente di comunicare la gioia che avevo perché non poteva dirsi completamente goduta se non era condivisa. Quanti santi veneriamo con affetto e ammirazione, puntando sempre l'attenzione sul loro rapporto straordinario con Dio. Credo che non consideriamo mai abbastanza il loro legame con la comunità in cui hanno vissuto, fatto di scambio e reciprocità. Ritengo che siamo abbastanza immaturi su questo fronte e che l'idea della "canonizazione di una comunità" sia fantascientifica, anche se ci sono coppie (non solo di sposi) che sono state proclamate sante e in effetti anche gruppi di martiri. Sarebbe interessante fare una ricerca in questo senso per poter proporre alla gente un'esemplarità non sempre e solo individuale ... E sarebbe interessante anche rileggere la Scrittura da questo punto di vista ... credo che abbiamo molto passi da compiere in questa direzione.

venerdì 8 ottobre 2010

inno all'amore

sabato 11 settembre 2010

"semplicemente" cristiano


Queste parole dovrebbero ispirare il nostro essere chiesa, che siamo religiosi o laici, lo spirito mi sembra quello giusto!

Se mi atterrisce l'essere per voi, mi consola l'essere con voi. Perché per voi sono vescovo, con voi sono cristiano. Quello è nome d'ufficio, questo di grazia; quello è nome di pericolo, questo di salvezza.

Sant'Agostino

venerdì 9 luglio 2010

credo scout


CREDO nell'uomo dai grossi scarponi, che con passo libero annuncia pace, incurante dei venti stagionali e del maltempo, docile solo allo spirito, si muove sugli stretti sentieri di DIO che portano ad orizzonti impensati e al cuore della povera gente.

CREDO nell'uomo dai calzoncini corti, dalle ginocchia nude, sempre pronto, senza calcolo a piegarsi in pura perdita per adorare l'unico Signore e Padre.

CREDO nell'uomo dalle maniche rimboccate, presente ove si crea la vita e si costruisce la libertà, che si sporca le mani in opere di giustizia, caparbio nello sperare contro ogni speranza.

CREDO nell'uomo dallo strano cappellone, ridicolo per chi ha paura di perdere la faccia, ma utile per mille usi, adatto a chi vuol vivere da uomo di frontiera, seminando germi di vita nuova anche nel deserto delle nostre città.

CREDO nell'uomo che suda sotto il carico dello zaino, svuotato delle proprie meschine cose e riempito degli angoscianti problemi dell'umanità, buon samaritano che riaccende la gioia di vivere.

CREDO nell'uomo dei boschi, libero e attento a cogliere i segni rivelatori del Mistero nascosto in ogni creatura, per vivere al ritmo della fraternità universale, profeta sicuro di un domani più umano.

In questo uomo io CREDO, Signore aiuta la mia fede.

giovedì 22 aprile 2010

la via per andare in su



"La via per andare in su è quella di scendere in giù" ripeteva san Serafino da Montegranaro. Da un pò di giorni questa frase risuona nella mia mente come un motto e lascio che penetri piano piano nel mio cuore ... non è facile ... non è facile scendere a patti con i miei limiti, troppo spesso mi vorrei perfetta e tale vorrei apparire. Soffro per i miei difetti ma non riesco a prenderla in modo costruttivo, piuttosto mi lascio scoraggiare e questo mi allontana dalla consapevolezza dell'amore di Dio per me.
Un pensiero mi viene in aiuto, magra consolazione forse, ma mi rasserena: quando sperimento il limite e l'errore, la sofferenza e la tristezza posso farne tesoro per imparare a comprendere e solidarizzare. Solidarizzare con chi è limitato, con chi sbaglia, con chi soffre e chi è triste. Posso avere per loro la comprensione e lo sguardo di tenerezza che vorrei per me.
La Grazia del Signore è l'unica forza in grado di aiutarmi a dare concretezza a questo pensiero a questa intenzione. Occorre che mi apra alla Grazia rinnovando quotidianamente la mia preghiera, occorre lasciare che il mio vuoto sia riempito dalla Grazia, che io rivolga le mie speranze e confidi i miei desideri al Signore Gesù, risorto, vivo e realmente presente accanto a me, presente perché io possa ricominciare ogni giorno il mio cammino di perfezione nella carità, secondo i consigli ricevuti in questi giorni da un caro amico. E su sua indicazione oggi voglio pregare con le meravigliose parole del profeta Ezechiele (Ez 36,22-28), realizzate in Gesù crocifisso e risorto, che per primo e per noi ha aperto la strada che scende giù e porta su ...


Annunzia alla casa d'Israele: Così dice il Signore Dio:
Io agisco non per riguardo a voi, gente d'Israele,
ma per amore del mio nome santo,
che voi avete disonorato fra le genti presso le quali siete andati.
Santificherò il mio nome grande, disonorato fra le genti,
profanato da voi in mezzo a loro.
Allora le genti sapranno che io sono il Signore
- parola del Signore Dio -
quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi.
Vi prenderò dalle genti, vi radunerò da ogni terra
e vi condurrò sul vostro suolo.
Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati;
io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli;
vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo,
toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.
Porrò il mio spirito dentro di voi
e vi farò vivere secondo i miei statuti
e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi.
Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri;
voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio.

venerdì 19 marzo 2010

attirerò tutti


"Io quando sarò elevato da terra
attirerò tutti a me"


Gv 12,32


Ieri ho avuto modo, durante una liturgia, di ascoltare queste parole per la prima volta nella mia vita. Molte volte le ho sentite in passato e credevo di averle capite, di averne capito i rimandi all'Antico Testamento, il senso logico, razionale ... ieri mi sembra di averle ascoltate per la prima volta. Non con la mente, ma con le orecchie, il cuore e la pancia.

Giorni di dolore, di domande e di inquietudine, di paura e di stanchezza. Guardavo il Crocifisso e sentivo il nodo stringersi nella gola il macigno pesare sul petto le lacrime salire agli occhi. Guardavo il Crocifisso ripetendo nella mente le parole di un canto di Taizé: "restate qui e vegliate con me, vegliate e pregate, vegliate e pregate". Ero del tutto estraniata da quello che accadeva intorno e continuavo a guardarLo, nudo, solo, agonizzante, miserabile, appeso, "come uno davanti al quale ci si copre la faccia". Lo guardavo quando ho udito il celebrante dire "Io quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me". Ho capito ... ho capito cosa significa "attirerò tutti".

Ho visto i miseri e disperati che ho nel cuore in questi giorni, li ho visti sotto la croce a guardare quel misero, li ho visti prostrati a terra e in loro tutta l'umanità, tutti noi, quando ci capita di essere, una volta o l'altra, i più poveri dei poveri materialmente spiritualmente moralmente ... li ho sognati che alzavano lo sguardo verso quel poveraccio. Elevato sì, ma perché fosse esposta al pubblico ludibrio la sua bassezza. Nessuna condizione fu più miserevole della sua, ricoperto di ignominia seppure il più giusto, disprezzato e perduto seppure Figlio di Dio, ucciso e rifiutato seppure Amore, frainteso e zittito seppure Verità. Chi più misero di lui? Noi ladri, egoisti, traditori, bugiardi, assassini? Meritiamo la nostra condizione. Eppure solo da lì, solo in quel modo noi, proprio noi, possiamo essere attratti e redenti ... tutti, nessuno escluso.

Se ieri avessi visto il Figlio di Dio splendido e bello su un trono celeste, avvolto di luce e fiero, sorridente, profumato, amabile in ogni aspetto, se mi avesse detto "ti amo" non gli avrei creduto! Come avrebbe potuto amare me? Come avrebbe potuto scendere da lassù fino ai più bassi gradini dell'umanità? Come avrebbe potuto accorgersi di quell'angolo buio dove sono rintanati i reietti? E la sua mano splendida non avrebbe potuto stringere la nostra sporca e dolente. Non ci avremmo creduto ... e ogni volta che qualcuno ci offre questo falso amore, pomposo, orgoglioso, pieno di sé, la avvertiamo tutta la distanza.

Invece Tu Gesù, nella penombra, nudo, morente, deriso così attiri tutti, nudi, morenti, derisi. Perché nessuno si può dire misero più di te eppure chiunque, da quel giorno, si può dire amato. Perché quelle braccia scheletriche sono un abbraccio nel quale chiunque può sprofondare e su quel petto imbrattato di acqua, sangue, aceto chiunque può piangere e da quelle mani forate chiunque può lasciarsi accarezzare senza sentirsi umiliato, giudicato, disprezzato, incompreso ...

Quando sono elevato lassù, lassù dove tutti potete vedermi, allora potete guardarmi senza morire, anzi tutti ricevete la Vita. In quel momento tutti voi, popolo dei perduti, dei diseredati, dei violentati, dei disperati, dei soli, degli spaventati, dei vuoti, dei peccatori potete alzarvi e venire tra le mie braccia ... io vi attiro tutti a me. Attirerò anche te, che ancora ti copri la faccia scandalizzato ma per nascondere la tua bruttezza, che ancora disprezzi e giudichi ma per nascondere la tua paura, attirerò anche te, figlio amato, quando ti deciderai a guardarmi anche tu e nella mia miseria potrai finalmente svelare la tua miseria senza morirne.

mercoledì 17 febbraio 2010

più chiaro di così ...


Oggi comincia la Quaresima, tempo di digiuno, di conversione ... cosa questo significhi in concreto non è un vago concetto da indovinare o da inventare, cosa significhi digiunare la Parola di Dio lo dice a chiare lettere. Difficili, "scomode", impegnative (almeno per me lo sono!) ma assolutamente chiare, di quelle che non puoi dire "non ho ben capito" o "secondo me vuole dire..."

Isaia 58

Grida a squarciagola, non aver riguardo;
come una tromba alza la voce;
dichiara al mio popolo i suoi delitti,
alla casa di Giacobbe i suoi peccati.

Mi ricercano ogni giorno,
bramano di conoscere le mie vie,
come un popolo che pratichi la giustizia
e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio;
mi chiedono giudizi giusti,
bramano la vicinanza di Dio:

"Perché digiunare, se tu non lo vedi,
mortificarci, se tu non lo sai?".
Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari,
angariate tutti i vostri operai.

Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi
e colpendo con pugni iniqui.
Non digiunate più come fate oggi,
così da fare udire in alto il vostro chiasso.

È forse come questo il digiuno che bramo,
il giorno in cui l'uomo si mortifica?
Piegare come un giunco il proprio capo,
usare sacco e cenere per letto,
forse questo vorresti chiamare digiuno
e giorno gradito al Signore?

Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?

Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato,
nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?

Allora la tua luce sorgerà come l'aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.

Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà;
implorerai aiuto ed egli dirà: "Eccomi!".
Se toglierai di mezzo a te l'oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,

se offrirai il pane all'affamato,
se sazierai chi è digiuno,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio.

Ti guiderà sempre il Signore,
ti sazierà in terreni aridi,
rinvigorirà le tue ossa;
sarai come un giardino irrigato
e come una sorgente
le cui acque non inaridiscono.

La tua gente riedificherà le antiche rovine,
ricostruirai le fondamenta di epoche lontane.
Ti chiameranno riparatore di brecce,
restauratore di case in rovina per abitarvi.

Se tratterrai il piede dal violare il sabato,
dallo sbrigare affari nel giorno a me sacro,
se chiamerai il sabato delizia
e venerando il giorno sacro al Signore,
se lo onorerai evitando di metterti in cammino,
di sbrigare affari e di contrattare,

allora troverai la delizia nel Signore.
Io ti farò calcare le alture della terra,
ti farò gustare l'eredità di Giacobbe tuo padre,
poiché la bocca del Signore ha parlato.

mercoledì 3 febbraio 2010

san Basilio


Proprio oggi studiando mi sono imbattuta nella figura di san Basilio Magno, uno dei padri del monachesimo orientale. Mi sono ricordata di un branetto tratto dall'Omelia IV, che ho letto la prima volta su un quadretto appeso in una chiesa. Mi colpì molto ... oggi l'ho ritrovato in una citazione che ne fece Paolo VI, ma ne esistono altre versioni (se qualcuno conoscesse una traduzione fedele, o l'originale in greco, gli sarei molto grata se me li segnalasse). Condivido con voi questo pensiero illuminante. Personalmente credo che non mi stancherò mai di meditarlo e soprattutto di lasciare che interpelli il mio stile di vita.

Il pane che a voi sopravanza
è il pane dell'affamato;
la tunica appesa al vostro armadio
è la tunica di colui che è nudo;
le scarpe che voi non portate
sono le scarpe di chi è scalzo;
il denaro che voi tenete nascosto
è il denaro del povero;
le opere di carità che voi non compite
sono altrettante ingiustizie che voi compite.

mercoledì 27 gennaio 2010

dall'Egitto ho chiamato mio figlio


27 gennaio. Il ricordo dell'Olocausto di milioni di Ebrei si fa più pesante ... il fatto è che vorremmo ricordare per non ripetere certe esperienze orribili, invece esse hanno continuato a ferire l'umanità e continuano ancora oggi, in molte parti del mondo, senza che noi lo sappiamo, perché quello che non appare sulla scatola magica non esiste ...
Giusto ieri sera mi è capitato di guardare una vecchia intervista a Tiziano Terzani sulle violenze incredibili perpetrate dai Khmer Rossi sulla popolazione cambogiana. Racconti ed immagini agghiaccianti ...
Ma conoscere, denunciare, ricordare l'orrore, il dolore, senza cadere nella cieca disperazione ma per cambiare, per costruire è possibile solo nutrendo una speranza vera per l'uomo e la fiducia nell'amore disinteressato che giorno dopo giorno fa camminare questo confuso piccolo pianeta.
Allora proviamo a ritrovare speranza e fiducia condividendo delle immagini che sono tra le più belle della Bibbia. Non è possibile leggerle senza commuoversi (da madre ritrovo tutti i gesti che quotidianamente compio verso mia figlia) ... non è possibile leggerle senza avvertire l'acuto dolore per l'allontanamento da questo Padre. Poi, assaporando ogni parola, un'infinita nostalgia e la forza irresistibile del richiamo e il desiderio di rispondere, da figlio ... da Uomo.

Osea 11

Quando Israele era giovinetto,
io l'ho amato
e dall'Egitto ho chiamato mio figlio.
Ma più li chiamavo,
più si allontanavano da me;
immolavano vittime ai Baal,
agli idoli bruciavano incensi.
Ad Efraim io insegnavo a camminare
tenendolo per mano,
ma essi non compresero
che avevo cura di loro.
Io li traevo con legami di bontà,
con vincoli d'amore;
ero per loro
come chi solleva un bimbo alla sua guancia;
mi chinavo su di lui
per dargli da mangiare.
Ritornerà al paese d'Egitto,
Assur sarà il suo re,
perchè non hanno voluto convertirsi.
La spada farà strage nelle loro città,
sterminerà i loro figli,
demolirà le loro fortezze.
Il mio popolo è duro a convertirsi:
chiamato a guardare in alto
nessuno sa sollevare lo sguardo.
Come potrei abbandonarti, Efraim,
come consegnarti ad altri, Israele?
Come potrei trattarti al pari di Admà,
ridurti allo stato di Zeboìm?
Il mio cuore si commuove dentro di me,
il mio intimo freme di compassione.
Non darò sfogo all'ardore della mia ira,
non tornerò a distruggere Efraim,
perchè sono Dio e non uomo;
sono il Santo in mezzo a te
e non verrò nella mia ira.
Seguiranno il Signore
ed egli ruggirà come un leone:
quando ruggirà, accorreranno
i suoi figli dall'occidente,
accorreranno come uccelli dall'Egitto,
come colombe dall'Assiria
e li farò abitare nelle loro case.
Oracolo del Signore.