venerdì 19 marzo 2010

attirerò tutti


"Io quando sarò elevato da terra
attirerò tutti a me"


Gv 12,32


Ieri ho avuto modo, durante una liturgia, di ascoltare queste parole per la prima volta nella mia vita. Molte volte le ho sentite in passato e credevo di averle capite, di averne capito i rimandi all'Antico Testamento, il senso logico, razionale ... ieri mi sembra di averle ascoltate per la prima volta. Non con la mente, ma con le orecchie, il cuore e la pancia.

Giorni di dolore, di domande e di inquietudine, di paura e di stanchezza. Guardavo il Crocifisso e sentivo il nodo stringersi nella gola il macigno pesare sul petto le lacrime salire agli occhi. Guardavo il Crocifisso ripetendo nella mente le parole di un canto di Taizé: "restate qui e vegliate con me, vegliate e pregate, vegliate e pregate". Ero del tutto estraniata da quello che accadeva intorno e continuavo a guardarLo, nudo, solo, agonizzante, miserabile, appeso, "come uno davanti al quale ci si copre la faccia". Lo guardavo quando ho udito il celebrante dire "Io quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me". Ho capito ... ho capito cosa significa "attirerò tutti".

Ho visto i miseri e disperati che ho nel cuore in questi giorni, li ho visti sotto la croce a guardare quel misero, li ho visti prostrati a terra e in loro tutta l'umanità, tutti noi, quando ci capita di essere, una volta o l'altra, i più poveri dei poveri materialmente spiritualmente moralmente ... li ho sognati che alzavano lo sguardo verso quel poveraccio. Elevato sì, ma perché fosse esposta al pubblico ludibrio la sua bassezza. Nessuna condizione fu più miserevole della sua, ricoperto di ignominia seppure il più giusto, disprezzato e perduto seppure Figlio di Dio, ucciso e rifiutato seppure Amore, frainteso e zittito seppure Verità. Chi più misero di lui? Noi ladri, egoisti, traditori, bugiardi, assassini? Meritiamo la nostra condizione. Eppure solo da lì, solo in quel modo noi, proprio noi, possiamo essere attratti e redenti ... tutti, nessuno escluso.

Se ieri avessi visto il Figlio di Dio splendido e bello su un trono celeste, avvolto di luce e fiero, sorridente, profumato, amabile in ogni aspetto, se mi avesse detto "ti amo" non gli avrei creduto! Come avrebbe potuto amare me? Come avrebbe potuto scendere da lassù fino ai più bassi gradini dell'umanità? Come avrebbe potuto accorgersi di quell'angolo buio dove sono rintanati i reietti? E la sua mano splendida non avrebbe potuto stringere la nostra sporca e dolente. Non ci avremmo creduto ... e ogni volta che qualcuno ci offre questo falso amore, pomposo, orgoglioso, pieno di sé, la avvertiamo tutta la distanza.

Invece Tu Gesù, nella penombra, nudo, morente, deriso così attiri tutti, nudi, morenti, derisi. Perché nessuno si può dire misero più di te eppure chiunque, da quel giorno, si può dire amato. Perché quelle braccia scheletriche sono un abbraccio nel quale chiunque può sprofondare e su quel petto imbrattato di acqua, sangue, aceto chiunque può piangere e da quelle mani forate chiunque può lasciarsi accarezzare senza sentirsi umiliato, giudicato, disprezzato, incompreso ...

Quando sono elevato lassù, lassù dove tutti potete vedermi, allora potete guardarmi senza morire, anzi tutti ricevete la Vita. In quel momento tutti voi, popolo dei perduti, dei diseredati, dei violentati, dei disperati, dei soli, degli spaventati, dei vuoti, dei peccatori potete alzarvi e venire tra le mie braccia ... io vi attiro tutti a me. Attirerò anche te, che ancora ti copri la faccia scandalizzato ma per nascondere la tua bruttezza, che ancora disprezzi e giudichi ma per nascondere la tua paura, attirerò anche te, figlio amato, quando ti deciderai a guardarmi anche tu e nella mia miseria potrai finalmente svelare la tua miseria senza morirne.